VERONA (giovedì, 13 marzo 2025) – Un team di ricercatori dell’Università di Verona ha fatto una scoperta fondamentale che potrebbe aprire la strada a nuove e promettenti terapie per il cancro al pancreas, uno dei tumori più aggressivi e difficili da trattare. Lo studio ha rivelato che il DNA extracromosomico (ecDNA), una forma di DNA che si trova al di fuori dei cromosomi, gioca un ruolo cruciale nell’aggressività del cancro. La ricerca si concentra sull’analisi di come le cellule tumorali rispondano a fattori di crescita esterni e su come modifiche al DNA possano influenzare la loro sopravvivenza e aggressività.
di Monia Settimi
Antonia Malinova, co-prima autrice ed ex dottoranda all’Ateneo scaligero, ha spiegato che i ricercatori hanno osservato come gli organoidi, derivati da pazienti, rispondano alla rimozione dei segnali di crescita, come i fattori WNT. «Abbiamo scoperto che gli organoidi con MYC su DNA extracromosomico riuscivano a cambiare la loro dipendenza dai segnali WNT. In pratica, le cellule con alti livelli di ecDNA diventavano più autosufficienti, non avendo più bisogno di quei segnali esterni per sopravvivere», ha affermato Malinova.
Lo studio ha anche evidenziato un chiaro legame tra livelli elevati di MYC e cambiamenti nel comportamento e nella forma delle cellule tumorali. Quando i livelli di ecDNA contenente MYC aumentavano, le cellule si trasformavano in strutture più solide e aggressive, perdendo la loro architettura originaria. Questo potrebbe spiegare la rapida evoluzione dei tumori e la loro resistenza alle terapie tradizionali.
Vincenzo Corbo, coautore della ricerca e docente dell’Università di Verona, ha aggiunto: «Ciò che è straordinario è la rapidità con cui queste copie di ecDNA possono comparire o scomparire a seconda dell’ambiente. Se il tumore è sotto pressione, come in assenza di fattori di crescita fondamentali, le cellule con ecDNA possono aumentare l’espressione di MYC per sopravvivere. Ma se questa pressione viene meno, le cellule possono perdere alcuni di questi cerchi di DNA».
L’ecDNA, dunque, sembra essere un adattamento che consente alle cellule tumorali di rispondere velocemente ai cambiamenti ambientali. Tuttavia, Corbo ha sottolineato che esprimere livelli molto elevati di MYC può essere dannoso per il DNA e costringere le cellule a bilanciare attentamente i costi e i benefici di questa adattabilità. «Questo è stato inaspettato. Sfida l’idea che più MYC sia sempre vantaggioso per una cellula tumorale. C’è un reale costo biologico nel mantenere livelli così elevati», ha dichiarato Corbo.
Sebbene il DNA extracromosomico sia presente solo in circa il 15% dei campioni analizzati, questo sottogruppo potrebbe essere particolarmente aggressivo e resistente alle terapie. Di conseguenza, gli autori suggeriscono che individuare e bloccare l’ecDNA potrebbe diventare una strategia terapeutica innovativa. «Potremmo immaginare una strategia che sfrutti le vulnerabilità introdotte dall’ecDNA, per esempio spingendo le cellule tumorali a esprimere MYC a livelli che non possano gestire il danno al DNA», ha spiegato Corbo.
Questa ricerca, che amplia la nostra comprensione della plasticità genomica, solleva interrogativi importanti sulla stabilità del genoma, sfidando l’idea che esso sia relativamente statico. «Sapevamo che l’ambiente tumorale potesse indurre cambiamenti, ma non che il segnale WNT potesse agire direttamente sul DNA», ha osservato Bailey, uno degli altri ricercatori coinvolti nello studio.
Con l’incidenza del cancro al pancreas destinata ad aumentare nei prossimi anni, questa scoperta potrebbe rappresentare una chiave importante per lo sviluppo di trattamenti più efficaci. Comprendere il ruolo dell’ecDNA potrebbe infatti permettere di identificare nuove vulnerabilità nei tumori, rendendoli più suscettibili ai trattamenti terapeutici.
Last modified: Marzo 13, 2025