Il processo per diffamazione che vede coinvolti la giornalista Raffaella Fanelli e Vincenzo Vinciguerra si arricchisce di un nuovo capitolo al Tribunale di Verona. Durante l’udienza del 23 febbraio, si è proceduto all’esame di Vinciguerra, collegato in videoconferenza dal carcere di Opera, che ha risposto alle domande poste dalle parti legali e dal giudice Pasquale Laganà.
di Davide Lettera
La causa, che terrà le sue conclusioni e vedrà la sentenza il prossimo 4 giugno, ruota intorno alle accuse di diffamazione a seguito delle dichiarazioni rilasciate da Vinciguerra e pubblicate dalla giornalista Fanelli. Dichiarazioni che, secondo l’avvocato Andrea Di Pietro, difensore di Fanelli, hanno trovato conferma nella fedeltà e corrispondenza al vero, sottolineando l’importanza del diritto di cronaca e l’interesse pubblico delle informazioni divulgate senza manipolazioni.
Questo processo ha preso avvio il 15 dicembre 2021, con l’accusa formulata dal pm Marco Zenatelli per aver “offeso la reputazione di Paolo Signorelli“, figura nota nell’ambito della destra radicale e di gruppi quali Ordine Nuovo e il Fronte Sociale Nazionale. La denuncia originaria era stata presentata da Silvia Signorelli, figlia di Paolo, in seguito alla pubblicazione dell’intervista su una testata online veronese, successivamente sequestrata su disposizione giudiziaria, ma poi riammessa dopo il ricorso.
La partecipazione di Monica Andolfatto, segretaria del Sindacato Giornalisti Veneto, testimonia l’attenzione della Fnsi e dello Sgv verso il caso, evidenziando le questioni legate alla libertà di stampa e al ruolo cruciale del giornalismo d’inchiesta nella rivelazione di fatti di rilevante interesse pubblico legati a storie di eversione.
Questo episodio pone l’accento sulla delicata bilancia tra il diritto di cronaca e la tutela della reputazione, invitando a una riflessione più ampia sulle responsabilità dei media e sull’importanza della verità giornalistica in contesti di grande complessità storica e sociale.
Last modified: Febbraio 24, 2024