VERONA (domenica 23 giugno 2024) – Presso l’ospedale di Borgo Trento è stato eseguito con successo un trapianto di cellule staminali emopoietiche in una neonata di tre mesi affetta da una forma di immunodeficienza grave. La bimba sarebbe morta entro un anno senza il trapianto. Fondamentale è stata la diagnosi precoce, avuta grazie al nuovo servizio di screening neonatale gratuito introdotto dalla Regione Veneto il 2 gennaio scorso.
di Rossana Rizzitelli
Si chiama Sara la prima bambina salvata con la diagnosi del 7 gennaio scorso tramite lo screening Scid, eseguito per individuare la immunodeficienza grave e combinata, una malattia che colpisce circa un neonato su 50mila. L’intervento è stato eseguito il 24 aprile dal team di oncoematologia pediatrica dell’Aoui, diretta dal dottor Simone Cesaro. Una volta verificato il recupero dell’alimentazione e del sistema immunitario, la bambina è stata finalmente dimessa dopo 130 giorni di ricovero.
Il caso è stato riferito dal direttore generale di Aoui, Callisto Marco Bravi, insieme al dottor Cesaro e al dottor Matteo Chinello di oncoematologia pediatrica. Insieme a loro anche il professor Giuseppe Lippi, direttore del laboratorio di analisi, la professoressa Marta Camilot, responsabile degli screening neonatali, la dottoressa Anna Rosa Gandini, responsabile di medicina trasfusionale, e il dottor Mattia Schinò.
Senza lo screening, questo grave difetto del sistema immunitario si sarebbe manifestato solo fra alcuni mesi, quando però sarebbe stato troppo tardi per il trapianto. L’importanza per il successo del trapianto è che il paziente non sia malato e infatti, agendo tempestivamente, è stata trattata una bambina non infetta entro i primi tre mesi.
Tag: Aoui, cellule staminali, cellule staminali emopoietiche, immunodeficienza grave e combinata, screening Scid Last modified: Giugno 23, 2024